Le dimensioni del BIM!?

Partendo dalle considerazioni fatte nel precedente articolo “BIM…cosa?” che trovate qui, si può affermare che l’intero processo BIM è fondato sull’utilizzo dello strumento Modello informativo che, sottolineo fin da subito, non è un generico modello 3D del cespite immobile da cui eventualmente tiriamo fuori informazioni bidimensionali 2D, come purtroppo spesso tende a pensare chi poco conosce questa tecnologia, ma è un qualcosa di estremamente più complesso. Il Modello informativo è definito dalla ISO 19650 come «insieme di contenitori informativi strutturati e non strutturati» [1], ove per contenitore informativo si intende un «insieme coerente denominato di informazioni [2] recuperabili all’interno di un file, di un sistema o di una struttura gerarchica» [3] con «I contenitori informativi strutturati (che) includono modelli geometrici, prospetti e basi di dati (e) i contenitori informativi non strutturati (che) comprendono documenti, video clip e registrazioni sonore» [4].

Di seguito una schematizzazione gerarchia di un modello informativo in base a quanto descritto dalla ISO 19650

Altra precisazione: non bisogna farsi confondere dalla definizione di contenitore informativo, poiché il modello informativo non è neppure un modello 3D in cui linkiamo e/o importiamo informazioni di tipo altro (come foglio Excel, ecc.) come spesso si è indotti a pensare in maniera del tutto erronea.

Il modello informativo, per dirla tutta, non va nemmeno considerato concettualmente come un solo modello 3D, perché lo spazio tridimensionale comprende solo le prime tre dimensioni del modello che in realtà e da considerare come un’entità extra dimensionale (prendendo in prestito il concetto di dimensioni extra dalla fisica). Pertanto, partendo dallo spazio tridimensionale, il modello informativo arriva a contemplare innanzitutto la famosa quarta dimensione, ovvero il tempo (4D), ma anche ulteriori 3 dimensioni (5D, 6D e 7D): la dimensione del costo, della gestione e della sostenibilità [4], per un totale di 7 dimensioni. Come immaginarsi spazialmente un oggetto che travalica le classiche tre/quattro dimensioni di cui si ha esperienza? È francamente impossibile, concettualmente non li si può fare, ma il modello informativo questo è. Di seguito una classica rappresentazione delle dimensioni del modello informativo.

La comprensione del modello informativo risulta, probabilmente, più semplice se lo si mette in analogia con un modello fisico, un modello matematico, un modello economico, ecc. Ovvero se lo si pone come strumento costruito per risolvere, in maniera più agevole, i vari problemi del mondo reale, che è certamente più complesso di un mondo fatto di lunghezza, larghezza, spessore e tempo. E quindi, così come i corrispettivi modelli presi ad esempio, il modello informativo è creato partendo dalla realtà del mondo AEC, assumendone le leggi che la governano (spazialità, tempistiche, costi, sostenibilità e gestione), e trasportandole nel mondo virtuale mediante l’applicazione una serie di semplificazioni, che permettono di dominare e controllare più agevolmente il modello stesso. Il risultato finale è la restituzione di una soluzione destinata a concretizzarsi nella realtà, quindi facilitando la progettazione, la costruzione e la gestione di un cespite immobile. Un modello privo di una qualsiasi delle sue dimensioni è un modello zoppo, un modello solo 3D non è BIM.

Il modello informativo quindi rappresenta uno strumento molto potente e complesso la cui generazione avviene, chiaramente, attraverso vari software. Infatti, un concetto da tener ben saldo, andando a confutare un altro dei falsi miti diffusi sul mondo BIM è: non esiste attualmente un software capace di costruire e modellare da solo l’intero modello informativo a dispetto di quanto spesso le case software, in maniera un po’ ruffiana, provano ad affermare. Un modello informativo, attualmente, lo si può modellare solo grazie all’utilizzo di vari software a workflow BIM chiamati “BIM Authoring”, atti a modellare una o più dimensioni del modello informativo. Un aspetto molto importante da precisare è che con il termine «modellare», in ambito BIM, non si descrive la sola azione di creare geometrie 3D (tipica accezione del termine in ambiente CAD), ma si descrivono tutte le azioni finalizzate alla creazione e/o modifica di una o più delle 7 dimensioni del Modello informativo ad opera di un software.

Per la modellazione del modello informativo, i software più noti tra gli addetti ai lavori sono probabilmente i cosiddetti BIM Authoring 3D, ovvero i vari Revit, Allplan, ArchiCAD, MicroStation, Tekla, ecc. Tuttavia fanno parte del mondo BIM anche una mole considerevole di altri software, dedicati alle altre dimensioni del modello informativo, come ad esempio (per citarne alcuni) Synchro PRO o Navisworks per il 4D, STRVisionCPM o PriMus per il 5D, STRVisionAM o dRofus per il 6D, EdilClima o Termolog per il 7D.

Tuttavia, chi ha una minima conoscenza dei software appena citati noterà subito come la maggior parte degli applicativi dedicati alle dimensioni 4D-5D-6D-7D del modello informativo, era in larga parte già preesistenti all’avvento del BIM. La BIM revolution ha quindi portato i loro creatori a implementare, in vario modo, i modelli informativi nei propri software. Di contro, i BIM Authoring 3D sono stati creati e sviluppati rigorosamente per la creazione dei modelli informativi ed è grazie all’avvento di questi, che si è realmente potuti passare dalla teoria del BIM (la cui prima teorizzazione si fa risalire al 1974 quando il Prof. Charles Eastman pubblica An Outline of the Building Description System – BDS), alla sua effettiva messa in pratica.

Ma che differenze ce tra un BIM Authoring 3D e un Software CAD 3D? Tutta la differenza di questo mondo direi. È proprio in questa differenza che il metodo BIM e lo strumento Modello Informativo trovano la propria essenza, ma affronteremo specificatamente questo argomento nel prossimo articolo.

Maurizio Campanella

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[1] Norma UNI EN ISO 19650-1:2019, p. 7, punto 3.3.8

[2] Norma UNI EN ISO 19650-1:2019, p. 6, punto 3.1.1

[3] Norma UNI EN ISO 19650-1:2019, p. 7, punto 3.3.12

[4] Norma UNI EN ISO 19650-1:2019, p. 7, punto 3.3.12, Nota 1

[5] Norma UNI 11337-1:2017, p. 3, da punto 3.1.4 a punto 3.1.9