Maurizio Campanella Architect

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BIM... cosa!?

Se trasformassimo di colpo il mondo delle costruzioni in un social network come Twitter, #BIM sarebbe certamente un argomento di tendenza. Ma parliamoci chiaro, realmente cosa è il BIM? Di risposte se ne trovano tante, di falsi miti se ne trovano fin troppi e credo che alcuni di questi vadano sfatati una volta per tutte. In questo articolo e nei prossimi ne smaschereremo un po’. Ma partiamo dalle basi.

Assiomatica, per qualsiasi ragionamento inerente al BIM, deve essere la seguente definizione data dal ISO 19650:

Il termine BIM, acronimo della frase inglese Building Information Modeling (tradotto: Modellazione delle Informazioni di Costruzione), indica l’«utilizzo di una rappresentazione digitale condivisa di un cespite immobile [1] per facilitare i processi di progettazione, di costruzione e di esercizio, in modo da creare una base decisionale affidabile» [2].
In altri termini quindi, la parola BIM indica l’atto critico con la quale un operatore del processo edilizio [3] costruisce e/o utilizza il Modello Informativo [4] come strumento decisionale per ottimizzare il processo edilizio [5] dalla pianificazione alla gestione del cespite immobile fino alla sua demolizione.

Primo mito dunque da sfatare immediatamente: dalla definizione è assolutamente chiaro che il BIM non è un software (abbaglio più diffuso in assoluto).

Ciò specificato, rispetto alla definizione enunciata, voglio ulteriormente sottolineare il mancato utilizzo della frase ‘nuovo metodo’. Questa locuzione, solitamente utilizzata per definire il BIM, viene purtroppo spesso mal interpretata alimentando una diffusa ed erronea convinzione per cui il BIM sia un nuovo metodo, intendendo la parola metodo nella sua accezione tipicamente scientifica di «insieme di norme, direttive e convenzioni seguite nell’impostazione e nella conduzione di un processo» [6].

Secondo mito da sfare dunque: Il BIM non è un nuovo metodo se intendiamo la parola metodo nella sua accezione tipica della scienza contemporanea (ad es. metodo scientifico). Il BIM invece è un nuovo metodo se intendiamo la parola metodo nella sua accezione letterale di «modo, via, procedimento seguito nel perseguire uno scopo, nello svolgere una qualsiasi attività» [6].

Questa distinzione, che può sembrare marginale, è in realtà fondamentale.

L’origine di questo equivoco è probabilmente da ricercarsi, oltre che nel fraintendimento del vocabolo metodo, anche nell’erronea lettura della figura di seguito riportata, con cui inizia probabilmente ogni dissertazione di chi vuole spiegare cosa sia il BIM.

La prima immagine a sinistra rappresenta graficamente lo scambio di dati e comunicazioni tra gli attori di un processo edilizio nell’era della progettazione CAD, questi se comunicano tra loro (perché ben osservando non tutti comunicano con tutti), lo fanno in maniera disordinata e non omogenea. Nell’immagine a destra, invece, viene inserito nel mezzo degli stessi attori il BIM, tutti parlano con tutti e le informazioni si spostano in maniera certa e affidabile grazie al BIM.

Conclusione di questa interpretazione appena esposta? Il BIM è un nuovo metodo (accezione scientifica) che mette in contatto tutte le figure del processo edilizio, coinvolgendole in tutte le fasi dell’opera, rendendo chiaro il flusso informativo. Niente di più sbagliato, perché se il BIM non è un metodo (accezione scientifica):

  • Non è una norma metodologica che consiglia, se sei un architetto, di dover dialogare con tutti gli altri attori, questo andava già fatto nell’era CAD a prescindere dal BIM. Il BIM non è il Tinder per il mondo delle costruzioni. Il BIM è solo un facilitatore di queste interazioni.

  • Non è una direttiva che sancisce che l’impresa di costruzione debba partecipare fin dalla fase di progettazione di un’opera (come spesso si dice), dovrebbe essere già così, dato che accade negli altri settori del manifatturiero da diverso tempo.

  • Non è una convenzione che impone la chiara trasmissione dei dati di progetto all'interno della commessa, doveva già essere fatto, non è che in mancanza di uno strumento federatore nell’era CAD fosse lecito “taroccare” e alterare i dati di scambio.

Il BIM è invece un nuovo un modo, nettamente più efficiente, di condurre il processo edilizio utilizzando il modello informativo quale strumento unico di dialogo. Da questo nuovo metodo (letterale) potrebbe e/o dovrebbe nascere un nuovo metodo (scientifico), perché dalla comprensione di cosa può fare il Modello informativo si possono, e probabilmente si dovranno, attuare degli svecchiamenti nella normazione metodica attuale, rinnovandola, implementandola e in estrema ratio anche stravolgendola (ad esempio si potrebbe pensare di rendere obsoleta una qualsiasi rappresentazione 2D). Ma per far ciò bisogna plausibilmente essere pronti a “uccidere il padre” e abbandonare tanti degli attuali modus operandi della disciplina edilizia perché basati su logiche affini ad altri strumenti come il CAD che funzionano in maniera nettamente diversa dal Modello informativo. Rifare pedissequamente, in maniera a-critica, le stesse cose del passato è sbagliato, incancrenirsi nel voler utilizzare il modello informativo in maniera romantica/storicista non è BIM e francamente è anche controproducente, tanto vale continuare a utilizzare il workflow CAD. È inutile comprare un’auto totalmente elettrica se poi dobbiamo ostinarci nel voler comunque fare rifornimento con carburante a combustibile fossile.

Maurizio Campanella

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[1] Norma UNI EN ISO 19650-1:2019, p. 6, punto 3.2.8.

[2] Norma UNI EN ISO 19650-1:2019, p. 7, punto 3.3.14.

[3] Norma UNI 10838:1999, p. 1, punto 2.10

[4] Norma UNI EN ISO 19650-1:2019, p. 7, punto 3.3.8.

[5] Norma UNI 10838:1999, p. 2, punto 2.13

[6] Sito Web: http://www.treccani.it/vocabolario/metodo/